Come entrare nel mercato della musica moderna

Come entrare nel mercato della musica moderna

“Come entrare nel mercato della musica moderna”

Come entrare nel mercato della musica moderna

 
 
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Ciao, benvenuto in questo nuovo articolo di Music Caffeina.

Siamo Daniele Iudicone e Lorenzo Sebastiani e oggi ti parleremo di un tema veramente importante: l’entrata precisa o, per meglio dire, l’angolo di attacco che devi avere con il tuo progetto musicale nel mercato della musica moderna.

Se ci stai seguendo da un po’ e stai leggendo tutti i nostri articoli, avrai notato che c’è un vero e proprio piano che si sta formando nella tua mente, nei tuoi appunti che scrivi mentre leggi.

Ci sono persone che ci scrivono per dirci che hanno letto tutti i nostri articoli dalla A alla Z in un’intera notte: dei grandi eroi!

Ci fa piacere, perché vogliamo portare lo spirito giusto per fare un progetto musicale con dei risultati di successo e senza farvi perdere tempo, evitandovi di incappare nelle trappole e portandovi le nostre esperienze.

Oggi quindi ti parleremo dell’entrata nel mercato della musica moderna, un tema fondamentale in questo mondo.

Naturalmente, te ne parleremo come osservatori di addetti ai lavori.

Per prima cosa, bisogna cercare di capire:

  • Cos’è la musica moderna?
  • Com’è gestita?
  • Com’è organizzato il mondo della musica?

Abbiamo già parlato di questi due modi di affrontare la musica:

  1. La discografia – quindi il mercato tradizionale, dove la casa discografica seleziona un artista fra i tanti, lo vende e gli dà una serie di strumenti come il produttore discografico o un produttore musicale (una figura come quella di Lorenzo, insomma, che possa aiutare a migliorare il disco).

Poi quindi gestirà il progetto musicale, lo farà crescere, lo distribuirà nel miglior modo possibile, e prenderà i ricavati. In questa modalità, però, l’artista diventa della casa discografica;

  1. La musica liquida. In questa seconda opzione, ognuno ha libertà di crearsi a suo modo una canzone, anche da solo, e produrla in maniera autonoma.

In questo periodo storico, la seconda modalità è facilmente raggiungibile.

Vent’anni fa, sarebbe stato impossibile perché avevi bisogno della distribuzione, di un accordo con la casa discografica, per non parlare delle cifre esuberanti che ti chiedevano gli studi di registrazione.

Oggi compri un computer e tecnicamente puoi farcela, anche se non farai meraviglie.

Però te la puoi cavare tranquillamente, non è più un mondo assurdo.

I due modi sono collegati.

Il primo mondo, la discografia, non va più ad attingere al talento musicale dell’artista, ma cerca quell’artista che nel mondo della musica liquida riesce a ricavarsi più audience.

Perciò, partiamo dalla musica liquida, dove si trovano il 99% degli artisti.

 

La musica liquida

Ai tempi di partenza della band di Daniele, gli Humana, dopo aver avuto diverse vendite, erano arrivati a parlare con i manager delle varie major, come Warner o Emi.

Il manager della Warner ascoltò l’album già prodotto, per valutare un contratto di licenza, e disse: “Okay, ragazzi. Ma manca un pezzo: dovete fare la gavetta, la musica liquida”.

Giustamente, non si può pensare di passare dal niente all’arrivare alla Warner. Questo perché lei, come le altre case discografiche, non ha più il potere che aveva una volta nell’imporre qualcosa al pubblico.

Non sanno nemmeno loro quale musica possa andare e quale no.

È raro che prendano un artista da zero. Magari lo prendono da un talent, perché all’interno di esso si crea un giro.

L’artista è infatti in televisione per sei mesi, crea un suo pubblico, fa quello che di fatto si crea in maniera autonoma all’interno della musica liquida.

Dopo tre anni di investimento, di gavetta, live e dischi arriva al risultato di avere 3.000, 5.000 persone che lo seguono realmente nei concerti, nei social, etc.

A quel punto la casa discografica ti nota, e ti seleziona per farti portare da 10.000 fan a un milione, due milioni. Ti fa da moltiplicatore, da acceleratore.

Oggi, quindi, la discografia si serve di Spotify, dei live, dei numeri realinon likes fittizi comprati dai pakistani.

Nel mondo dell’autoproduzione è quindi importante crearsi una propria audience nel modo migliore possibile.

In un progetto imprenditoriale si parla di angolo d’attacco.

Quindi, qual è nella musica l’entrata?

L’angolo d’attacco è sicuramente quello di creare un profilo artistico “figo”.

Quindi, partiamo dal presupposto che debba esserci questo profilo artistico figo. Conta l’immagine?

Anche. Conta tutto.

Contano tutti i vari punti che stiamo toccando con Music Caffeina, un po’ alla volta.

L’entrata vera e propria, però, come dicevamo, è la creazione dell’audience.

Una volta che abbiamo l’album, serve questo.

 

Un ipotetico percorso di un artista al giorno d’oggi

Come puoi partire quindi per entrare nel mondo della musica moderna?

  1. Parti dal mondo liquido;
  2. Fai la gavetta;
  3. Sviluppi il tuo progetto;
  4. Crei il tuo album, i brani, un EP o quant’altro.

Ora lo diciamo velocemente, ma per incidere bene un album può volerci anche un anno.

Non è qualcosa da ridere, anche perché la differenza tra un dilettante e un professionista è nei dettagli: non puoi dire di suonicchiare a casa, registrando malamente nel soggiorno.

Se devi fare il progettino per suonare al bar sottocasa o alla festa del paese una tantum okay, fai come vuoi, ma se stai facendo un progetto professionale con cui vuoi:

  • “Andare fuori”;
  • Essere presente nei giornali;
  • Creare un’audience;
  • Portarti a casa un risultato;
  • Monetizzarlo con i live e tutto il resto,

… allora devi passare per forza per questo punto.

E ci vuole tempo, che siano sei mesi o un anno, ciò che è necessario.

Non esiste che ci impieghi un mese o due settimane. Anche perché per te sarà la prima volta: non sei Jovanotti, sei un artista che però ancora non ha dimostrato di avere un pubblico.

Pensa che a volte gli album una volta non uscivano nemmeno, rimanevi in attesa quattro o cinque anni finché non producevi qualcosa che piaceva interamente a un direttore artistico.

È come creare un prodotto per un’azienda: si fa ricerca e sviluppo ma finché non è pronto non si va avanti.

Oggi, invece, che c’è questa esigenza di far sentire la propria voce nel mondo della comunicazione moderna bisogna stare attenti a non bruciare troppo in fretta.

Anche perché se ti crei un nome sbagliato, poi è molto faticoso recuperare.

Aggiungiamo anche un’altra cosa, di cui abbiamo già accennato varie volte, ma non guasta mai ripeterlo: fare l’artista non è sesso, droga e rock ‘n’ roll.

C’è da lavorare duro.

Poi tutto dipende da cosa intendiamo quando parliamo di “successo”.

Devi ricordare che “successo” è far conoscere le tue cose e creare la tua audience.

Non deve essere arrivare primi in classifica, no: devi fare le tue cose e farle bene, creando la tua nicchia di mercato e cercando di portarla avanti.

Perciò, una volta che avrai il tuo album, il tuo prossimo passo sarà:

  1. Farlo conoscere nei live, nei concerti, nei social. In tutti gli angoli della comunicazione moderna. Lì troverai il tuo pubblico e, un po’ alla volta, proverai ad incrementarlo e aumentarlo.

In questo modo puoi partire a suonare nel liquido, ma potrai tranquillamente trovare poi un’etichetta piccolina seria che potrà offrirti una licenza – o altro, ci sono varie tipologie di contratto, che affronteremo in qualche altro articolo – e poi un giorno magari arriverai anche a un contatto con le major.

Ci arriverai, però, con un un’ottica diversa e potrai giocarti varie carte: lavorare per loro o continuare con la tua individualità e usare la major come moltiplicatore.

Sono i casi più visti poi.

Non esiste l’artista strapagato che rimane lì, fermo; esiste solo quello che lavora e forma il suo pubblico, con la major o l’etichetta che gli fanno poi da acceleratore, aiutandolo a correre più velocemente e allargandogli l’audience.

 

Al prossimo articolo!

Daniele e Lorenzo