Gli ingredienti del successo di un cantante al giorno d’oggi pt2

Gli ingredienti del successo di un cantante al giorno d’oggi pt2

“Gli ingredienti del successo di un cantante al giorno d’oggi pt2”

Gli ingredienti del successo di un cantante al giorno d’oggi pt2

 
 
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Ciao, benvenuto in questo nuovo articolo!

Siamo Daniele Iudicone e Lorenzo Sebastiani, e oggi entreremo un po’ nel dettaglio di quali siano gli ingredienti per il successo di un cantante ai giorni nostri, dal 2019 in poi insomma.

Se non hai letto l’articolo precedente, ti invito caldamente ad andare a recuperarlo. Abbiamo infatti introdotto un argomento molto importante, in quanto abbiamo definito che cosa si intende con successo di un cantante e di un progetto musicale oggi.

Soprattutto, l’abbiamo messo a confronto con lo schema degli anni Ottanta e Novanta, vedendone le principali differenze.

Avevamo detto che in questo articolo avremmo messo punto per punto gli ingredienti principali.

Abbiamo fatto un bell’elenco, ma prima di partire aggiungiamo un concetto fondamentale: l’approccio mentale che un musicista che parte da zero – o che è già attivo, con la sua band che fa musica nei locali – deve avere.

Deve essere una mentalità più da libero professionista/ imprenditore.

Infatti, quando avvii il tuo progetto musicale, è fondamentale che ragioni esattamente come se stessi aprendo un negozio, uno studio dentistico o di commercialisti!

Questo non per sminuire la figura dell’artista, anzi, ma è un ragionamento che ti aiuterà a mantenere la focalizzazione sul tuo obiettivo.

Tu a tutti gli effetti, avendo un tuo progetto musicale – che può essere un disco, un album, una performance – hai un prodotto.

Lo puoi declinare in tanti modi diversi: suonarlo dal vivo, farne un cd, produrre del merchandising.

Ma per fare tutto ciò devi mettere in leva una serie di diversi passaggi.

Vuol dire che devi impiegare:

  • Tempo;
  • Capacità;
  • Voglia di migliorare (andando ad esempio a scuola di canto);
  • Voglia di andare in uno studio di registrazione fatto bene, che non produca il tuo progetto da cani, ma che ti faccia uscire con un prodotto professionale, considerando com’è alta oggi la qualità dei media. Il fatto che la tecnologia sia alla portata di tutti, infatti, fa in modo che per emergere tu debba avere un prodotto degno di nota.

Ovviamente tutto questo ti deve far rendere conto che avrai bisogno anche di un po’ di soldi per iniziare.

Lorenzo ha uno studio di registrazione, e negli ultimi anni molti ragazzi lo chiamano con ancora la mentalità della vecchia casa discografica. Il fatto che nel suo sito ci sia scritto “produttore musicale” genera nella mente degli altri che lui debba dare dei soldi, come negli anni Sessanta!

Ma questa realtà non esiste! A parte rarissimi casi, non funziona più così.

Devi cambiare la tua mentalità.

Se vuoi fare l’avvocato, ti rendi conto di quanto può costare l’università?

I sacrifici e il denaro che ci devi mettere?

Perché allora l’artista non può essere considerato un mestiere altrettanto valido?

È quello il vero cambio della figura del cantante.

Dato che stiamo parlando di come si può avere effettivamente successo in questi anni, devi partire sicuramente dal cambio di mentalità.

Devi diventare un soggetto attivo, quindi se:

  • Hai questo bisogno di fare musica;
  • Senti di avere queste cose da dire…

Come cerchi di andare avanti nella tua vita professionale, facendo il dentista o l’avvocato, provi a fare anche quest’altra professione!

Non è una cosa così campata in aria.

Non ci sono solo artisti del calibro di Jovanotti o Vasco Rossi.

Ci sono tantissimi artisti in giro che lo sono a tutto tondo e lo fanno come mestiere.

Spesso Lorenzo è in Inghilterra, dove collabora con altri produttori, e ti possiamo assicurare che lì la mentalità è cambiata da anni.

Non c’è nessuno che cerca la casa discografica.

Lì il rapper, il punk, chiunque faccia musica anche di nicchia (quindi non solo il pop, che apre le porte molto più facilmente agli ascoltatori, che sono dei veri e propri “clienti” per l’approccio professionale che ti stiamo dando) parte per la sua strada senza cercare più quell’appoggio.

C’è ancora una visione un po’ romantica di quello che è l’artista. Scommetto che se ci pensi bene, anche tu penserai alla classica persona che si sveglia tardi, che è pieno di donne, sesso droga e rock ‘n’ roll… Però non esiste più quel mondo lì!

Non ci sono più artisti che guadagnano milioni e milioni di euro: se parliamo del “mestiere dell’artista” ci si può riferire anche a ragazzi normali che vivono facendo musica.

E ti garantisco che è possibile. Ci sono molte realtà di questo tipo.

Si sostengono principalmente con i live, oltre ad altre piccole cose di cui ti parleremo in seguito.

Ma è il cambio di mentalità il punto da cui devi partire.

Non cercare più quel tipo di discografia che ti finanzi, ma comincia a considerarti un soggetto attivo.

Ti spaventa spendere soldi?

E perché non ti spaventa quando si tratta di comprare l’ultimo modello di iPhone?

È un discorso totalmente di testa. Sei convinto di non doverla pagare, quella cosa lì.

Un sacco di gente non percepisce la propria musica come un prodotto, ma se insegna, fa corsi di canto, in quel caso ragiona come se stesse vendendo un prodotto o un servizio.

Poi magari va a esibirsi nei locali gratis! Non riesce a concepire che la sua è un’attività professionale e aspetta sempre qualcuno che lo prenda e lo paghi.

Ovviamente, bisogna riconoscere che mancano anche le strutture.

Di certo non si è aiutati: se da una parte c’è la discografia che oggi lavora come abbiamo già visto, dall’altra parte dovrebbero esserci delle agenzie.

Daniele ha un’agenzia di marketing; se vai dalla sua agenzia, ha una struttura organizzata in un certo modo.

Nel mondo della musica, invece, ti potrà anche capitare di vedere delle finte case discografiche (noi ne sappiamo qualcosa… vi racconteremo!).

L’artista deve cambiare il tipo di mentalità e vedere la musica come la sua possibilità di crearsi un lavoro.

Vedremo poi anche in che modo, però intanto focalizzati su questo punto.

Impegnati, dedicaci molto tempo, organizzati come se fosse un lavoro vero e proprio perché lo è a tutti gli effetti.

Fai un piano.

Poi vedremo punto per punto come organizzare il tuo progetto.

Vediamo qualche punto

  1. Esci con un prodotto professionale;

Se hai della musica inedita, non la puoi registrare sul tavolino di casa. Devi uscire con una produzione che sia degna e coerente col mercato e con ciò che fai.

Non ha ovviamente senso nemmeno se fai una mega produzione.

Se sei un cantante indie, genere che in Italia ora sta spopolando, non avrai una cura tecnica della produzione a livello di mixing, di mastering, di arrangiamento, come può essere un prodotto inglese, americano o pop italiano.

Ma va bene perché è coerente con quella realtà.

Non dovrai quindi per forza andare in una struttura super, devi trovare una produzione che sia coerente con il tuo modo di suonare e di presentarti.

Deve avere un senso.

Non improvvisare, non puoi portare il radio table.

Fino a poco tempo fa si registrava ancora in cantina, il video era qualcosa di allucinante – qualora ci fosse – e faceva al massimo sei visualizzazioni!

Ricordati che, probabilmente, metterai quella canzone su Spotify. Se la inserisci in una playlist dove prima di te c’è Justin Timberlake, che ha un livello di produzione tecnica altissimo, quando arrivi tu farai proprio schifo!

Magari sei pure bravo, ma se vieni ascoltato in mezzo a cose prodotte molto meglio si sentirà troppo la differenza.

Questo vale anche per i video.

Non demandare troppo al professionista di turno.

Molte persone dicono: “Vado a fare il video dal regista Tizio”.

Quel Tizio però probabilmente ti tratterà come uno straccio.

Magari deve fare il video di Fabri Fibra, di Ligabue, di Jovanotti… quando arrivi tu ci sta pure che ti dica di non rompere, te lo fa quasi come favore dato che non sei famoso, e ti dà una mezza giornata per fare dei playback che non hai mai studiato a casa.

Di conseguenza saranno penosi, video standard che magari costano anche 4/5.000 euro ma non servono proprio a niente.

Quando ti diciamo di pensare alla tua carriera come a un lavoro, significa proprio questo: non demandare parti del progetto a ciò che una volta era la casa discografica, che pensava per te.

Tu devi pensare a come potrà essere il tuo video.

L’artista di oggi è, di fatto, indipendente da quelle strutture.

Si serve, certo, di strutture esterne, ma deve pensare lui in primis a cosa vuole fare.

Inizia quindi a pensare all’idea della tua comunicazione, del tuo personaggio.

Una volta presentato un buon prodotto, dovrai infatti:

  1. Farlo arrivare fuori.

Certo, tu ora stai leggendo e pensi: “Parlano facile, ma come faccio io a fare ‘ste robe? Come faccio ad arrivare ai fan sui social, su Facebook, Instagram, YouTube?”.

Sicuramente oggi il mondo è cambiato, ma la tecnologia odierna ti permette – quando sai come funziona e hai un tipo di mentalità – di aprirti a una grossa fetta di mercato con una velocità che non potevi avere negli anni Ottanta e Novanta.

Ci sono cose cambiate enormemente e alcune rimaste uguali.

Di uguale c’è la necessità che ti serva tutto. Ci sono casi in cui vengono fuori dei successi da Spotify, ma sono rari.

Quello che serve è agire a 360°. Soprattutto all’inizio non sai da quale canale trarrai maggiore vantaggio.

Dovrai fare una ricerca di persone simili a te.

Le potrai trovare in un locale, nei social, magari in un bel video che può piacere.

Pensa a Young Signorino: non è che ha fatto dei grandi live, ma il suo video era particolare e coerente con la canzone, non era certo girato sulla spiaggia a Malibù con i cocktail. Sì, è stato criticato, ma era il video coerente con la canzone. Quel video lì ha funzionato perché non era standard e questo è stato fondamentale.

Lo stesso vale per Rovazzi, che ha fatto del video un punto di forza.

Soprattutto all’inizio non sai da dove può arrivarti il successo e il riconoscimento dalla gente.

Dovrai cercare di essere qualcosa che vuoi rappresentare. In questo senso devi essere un soggetto attivo: non demandare.

Certo, ascolta i consigli altrui, perché ancora non hai sfondato, ma devi avere un’idea ben precisa di ciò che sei.

Per parlare nel concreto:

Ritorna all’idea di te come artista che vuole uscire con i suoi pezzi, fare i suoi brani inediti, produrli con una qualità coerente, rappresentarli in un video (che ha la maggiore visibilità), e avere una buona immagine e comunicazione.

Essere un soggetto attivo in questo senso significherà non aspettarsi qualcosa dall’alto, ma essere tu in prima persona a lavorarci.

Ci dovrai mettere soldi e tempo, altrimenti… beh, vai ad aprire un negozio di videogiochi.

(Anche se, ti avviso, anche lì dovrai essere un soggetto attivo, nessuno ti darà le chiavi del negozio.)

Per quelle che sono le nostre esperienze ti possiamo garantire che è fondamentale essere un soggetto attivo, tipico del mondo anglosassone, ma anche del Nord Europa.

Quando si ha una forte passione per la musica, si ha di conseguenza più voglia di farsi sentire, fare live, etc.

Quando si cerca solo il successo, invece, lì va bene tutto.

Tutta questa nuova realtà ha in un certo senso scremato e portato alla luce chi è più aderente all’idea di un progetto musicale.

Se hai una forte passione e un bisogno di comunicare la tua musica, andrai a demandare meno.

Se vuoi solo arpionare le ragazzine, è tutta un’altra storia. Ma non è più il tempo di fare il figo con la musica.

Ma un ragazzo che deve partire deve aver paura di investire?

Probabilmente un ragazzo che deve partire avrà un gruzzoletto da parte che magari i suoi genitori gli hanno conservato per fare l’università, l’Erasmus, aprirsi un negozietto o proseguire la professione del padre… ma c’è quello che vuole provare la strada della discografia.

Nel mercato attuale, con questa mentalità imprenditoriale, questo ragazzo deve aver paura di investire oppure no?

Ma soprattutto, se vuole investire del denaro, come deve fare?

Se uno vuol fare una cosa, deve trovare il modo di farla.

Bisogna uscire dal concetto che la musica sia gratis.

Se vuoi prendere lo scooter, lo paghi o no?

Se vuoi andare in macchina, la paghi o no?

Ma “investi” nella macchina?

È sbagliato proprio parlare di un investimento!

Quando si parla di investimento, si parte dal presupposto che può andare bene o male.

Ma se tu parli di una spesa perché hai bisogno di fare quella determinata cosa, perché senti che quella è la tua strada, non è un investimento.

Lo dai per scontato che potrebbe non portarti al successo.

È sbagliato legare tutto al risultato del successo.

Devi legarla al: “Sono un musicista, scrivo canzoni, devo farmi conoscere”.

Punto. Ti farai un mazzo tanto per farti conoscere!

 

Nei prossimi articoli ti daremo delle dritte su come stare attento e come iniziare questo processo, partendo dalle nostre esperienze personali.

Ci vediamo al prossimo articolo, ciao da Daniele e Lorenzo!